IL CERTIFICATORE


IL RUOLO SCOMODO DEL CERTIFICATORE ENERGETICO

La figura del Certificatore energetico è forse una di quelle più controverse di questi ultimi anni. Si sperimenta sul campo la complessità di quello che è un mestiere non facile, trovano spazio le polemiche, assolutamente lecite, supportate dai diversi portatori di interesse.

Il primo nodo da sciogliere è quello dell'indipendenza del Certificatore. Un'indipendenza che può essere vista come valore aggiunto solo da chi considera la certificazione come un processo indispensabile per garantire una qualità energetica che, attraverso la targa e l'attestato energetico, si renderà finalmente visibile in un mercato immobiliare che sembra già preparato a dare un valore maggiore agli edifici che consumeranno meno energia.

Il secondo nodo riguarda la formazione ritenuta da alcuni superflua: come è mai possibile che un tecnico competente abilitato a eseguire un progetto esecutivo dell'edificio e dei suoi impianti debba addirittura seguire un corso per certificare un edificio?

Chi sostiene questa posizione non ha però ben chiara la figura del Certificatore. Una figura nuova, di terza parte introdotta dalla Direttiva EPBD non per controllare chi progetta e chi segue il cantiere, ma per fornire una garanzia aggiuntiva a chi progetta, a chi costruisce e a chi acquista. Il Certificatore, pur mantenendo la sua indipendenza opera con le competenze di un professionista all'interno di un percorso di qualità. E' necessario invece guardare al futuro. E nel futuro il Certificatore energetico non sarà inutile, ma indispensabile per promuovere in modo concreto l'efficienza dei nostri edifici a beneficio del singolo, ma anche del nostro Paese.

Certificazioni e diagnosi a prezzo di saldo, no grazie

Il Certificatore deve eseguire un sopralluogo preliminare, deve acquisire tutta la documentazione tecnica che definisce le caratteristiche edilizie e impiantistiche dell'edificio, le deve integrare con approfondimenti attraverso rilievi e misurazioni ulteriori, per poi inserire tutte le informazioni in un software che consentirà di definire il fabbisogno di energia primaria dell'edificio. Il lavoro richiede poi un'analisi sullo stato di fatto dell'edificio per definire le raccomandazioni nel rispetto della Direttiva e delle leggi nazionali e regionali. A tutto questo si aggiunge la parte non proprio tecnica, ma comunque necessaria, quella burocratica. Un Certificatore responsabile normalmente ha investito in professionalità partecipando a un corso e si mantiene aggiornato. La certificazione energetica, dunque, non è semplicemente la compilazione di un Attestato, ma un lavoro professionale qualificato e responsabile. Ecco, la responsabilità relativamente alle informazioni contenute nel certificato, che mantiene la sua validità per dieci anni, è un altro aspetto che il Certificatore deve considerare.

La EPB2 prevede, dal 2020 , edifici a energia quasi a zero , ma chi li certifica?

Gli stati membri provvedono affinché entro il 31dicembre 2020 tutti gli edifici di nuova costruzione siano edifici a energia quasi a zero anticipando al 31 dicembre 2018 le regole per edifici occupati da enti pubblici e di proprietà di quest'ultimi. E' quanto stabilisce la recente Direttiva 2010/31/UE. Ovviamente la nuova Direttiva, battezzata EPB2, non parla solo di edifici a energia quasi a zero , ma di tanti altri aspetti dell'efficienza energetica in edilizia, eppure è facile immaginare che questa sarà ricordata come Direttiva dei quasi Zero Energy Building. Una curiosità: come si èì arrivati alla definizione energia quasi a zero? Le prime bozze parlavano di edifici a energia zero, poi si è passati a energia zero o quasi a zero, alla fine è rimasta la definizione attuale. Un compromesso, quindi, più che ragionevole se ci si pone un obbiettivo realizzabile. Per quanto riguarda il termine "quasi" saranno gli stati membri a definire le regole. Lo stesso articolo, infatti, stabilisce che ogni nazione debba elaborare dei piani nazionali destinati ad aumentare il numero degli edifici a energia quasi a zero, tenuto conto delle rispettive condizioni nazionali, regionali e locali. La questione degli edifici ad alte prestazioni energetiche accelera e, non di poco, un processo di rinnovamento del settore edilizio di questi ultimi anni. Il passaggio ai quasi zero Energy building, tuttavia non è semplice anche perché in questo caso, non si tratterebbe di una scelta ma di un obbligo.

Case low-energy , la certificazione energetica si conferma il driver

L'attività edilizia è in difficoltà, possiamo immaginare come siano difficili da digerire i sovracosti delle case a basso consumo (classi A e B) rispetto ai costi delle case che rispettano i limiti di legge e che a livello nazionale rientrano nella classe C (secondo le stime di ANCE le case classificate in A costano all'incirca il15% in più). Sarà pure un mercato di nicchia quello delle case low-energy, ma ora è comunque un mercato! E' incoraggiante pensare che a fianco della prima importante esperienza CasaClima, che a tutt'oggi ha rilasciato 1.528 attestati in classe B, 480 in classe A e 56 in classe oro, ci siano ora in Italia diverse imprese che stanno realizzando alcune migliaia di alloggi ad alta efficienza energetica in un mercato libero, non protetto e difficile. Due sole regioni, Trentino Alto Adige e Lombardia, detengono il primato delle case Low Energy, mentre le altre regioni del Nord e Centro Italia rispecchiano una situazione marginale e quelle al Sud la quasi totale assenza.

Le due Regioni che detengono questo primato sono le stesse che hanno spinto in modo deciso la certificazione energetica egli edifici e che hanno promosso le politiche più serie e responsabili. Sarà forse una coincidenza che proprio in queste regioni il mercato delle case efficienti sia decollato?

La nuova norma europea

Comincia il percorso verso l'edilizia "zero energy", cioè che si autoproduce energia da fonti rinnovabili con elevati standard di efficienza energetica . L'8 luglio scorso, infatti, è entrata in vigore la nuova Direttiva 2010/31/CE sulle prestazioni energetiche degli edifici, pubblicata sulla Gazzetta Europea del 18 giugno 2010. Il nuovo testo, che abroga la direttiva 2002/91/CE, a partire dal primo febbraio 2012, promuove "il miglioramento della prestazione energetica degli edifici all'interno dell'UE, tenendo conto delle condizioni locali e climatiche esterne, nonché delle prescrizioni relative al clima degli ambienti interni e all'efficacia sotto il profilo dei costi ".

A questo scopo, prevede la messa a punto di una "metodologia per il calcolo della prestazione energetica integrata" degli edifici nonché " l'applicazione di requisiti minimi alla prestazione energetica delle nuove costruzioni", degli "edifici esistenti" e oggetto di "ristrutturazioni importanti", degli " elementi edilizi che fanno parte dell'involucro dell'edificio" e dei "sistemi tecnici per l'edilizia".

Questa immagine contiene i dati del fabbisogno di energia per il riscaldamento, il raffrescamento, emissioni di CO2 relative ad una unità immobiliare costruita nel 1960.Risulta evidente quanto sia energivora e poco confortevole.